Tuesday, September 04, 2007

Haiku di chiusura

E qui finisce
La breve carrellata
Di tristi storie

Wednesday, July 18, 2007

Il cane abbandonato

Il mio primo padrone,
E' capitato all'alba d'un mattino
- Volai dal finestrino -
Lontano mi scagliò dal suo furgone,
Rotolai sulla strada,
Di macchina mi colse il battistrada,
In boschiva contrada,
Al corpo e al cuore ciò mi fece male,
Mi portò il buon autista all'ospedale,
Scoprii nella clinica,
Quant'è l'esistenza triste e cinica,
Ché tra tanti guaiti
Non volevamo essere finiti.


Ma lì trovai l'amore,
Mi prestavano i medici le cure
Nelle sale sicure,
Io baciavo la mano del dottore,
Mi salvava la vita,
Che, disperato, credetti finita,
Si chiuse la ferita;
Ma poi mi ritrovai dentro una gabbia,
Con altri cani e con la loro rabbia,
Uno sguardo pietoso
Mi portò via da quel luogo pauroso,
Era stato un bambino,
Che mi volle per sempre a sé vicino.


Non mi manca più niente,
Che, nel bisogno, la nuova padrona
Mi cede la poltrona,
Amato vivo e felicemente,
Eppure a volte, sotto il sol d'aprile,
Penso a quelli rimasti nel canile,
Nel povero fienile,
A come abbaiavano dal chiuso,
Sembrò forse un sopruso,
Che infine me ne andassi,
E alla prigione loro li lasciassi,
Così mi sento triste,
Ché tutti voi non so come finiste.


Così vita ci dona:
Con la nuova famiglia son sereno,
Anche se ora ho una zampa in meno.

Tuesday, July 17, 2007

Il pulcino

Di rondine in un nido
Aspetta un pulcino
L'arrivo della mamma,
Di lei non udì il grido,
Sotto il lucente sole del mattino,
Non ne conosce il dramma,
Così quando il tramonto il cielo infiamma,
Ancora lui l'attende fiducioso,
Non lo potrà la mamma sua tradire,
Lei che vola per poterlo nutrire;
Il nido è bene ascòso,
Perché lui sia al sicuro:
Chi cresce sa che il mondo è malo e duro.


Fu preda d'un rapace
La mamma premurosa,
Che l'aggredì alle spalle,
La bestia era vorace,
Dall'alto s'abbatté fiera e furiosa,
Di sotto era la valle,
L'agguato avvenne in un remoto calle,
Avresti visto che, guardando in alto,
Due neri punti erano nel cielo,
Ma di carne squarciavan l'ugne il velo,
Il sangue era in risalto,
Si levavano al vento
L'urlo trionfale e l'atroce lamento.


Cadeva il nutrimento,
Che nel becco portava
La rondine gentile,
Nell'ultimo spavento,
Ai cuccioli pensò che tanto amava,
Al suo perduto ovile,
E il cibo consegnò a quell'aria vile,
Che all'attacco feroce non s'è opposta,
Anzi la fiera dagli adunchi artigli,
Che il destino decise dei suoi figli,
Sembra aver nascosta;
Tra aspri dolori e forti,
Becca il pulcino i suoi fratelli morti.


Eppure l'uccellino
Non imparò il volo,
In lontananza canta un usignolo.

Monday, July 16, 2007

La signora fumava

La signora fumava
Al tavolo del bar,
E intanto non pensava
Ad altra cosa far,


Portava un bel cappello
Dalle larghe tese,
Ed un dorato anello
Del natìo paese,


Il suo vestito verde
Molto era aderente,
Del tipo che non perde
L'occhio proprio niente,


Diventava anziana,
Ma si sentiva bella,
Pelle di porcellana,
Era stata già una Stella,


Pensava ai tanti amanti,
Che l'avevan corteggiata,
Stati erano i suoi vanti,
Ché da loro era adorata,


Era una Dèa sovrana
Di cuori e di afflizioni,
Che si mostrava umana
Di fronte alle passioni,


Pensava alla moneta,
Spesa per i vizi,
Per le vesti di seta,
Per correr tra i palmizi,


Per la vasta villa
Di quaranta stanze,
In zona tranquilla,
Per ospitar le danze

Secondo lo zodiaco,
Che organizzò lei stessa,
Sopra un monte idilliaco,
Che acquistò con essa,


Alla fama e all'interviste,
Di cui fu fatta oggetto,
Ai film e alle riviste,
Tutto era perfetto;


Ma poi un po' alla volta,
Finiva la bellezza,
La gloria le era tolta,
Perdeva ogni carezza,


Si afflosciava un poco
Il generoso petto,
Si estingueva il fuoco,
Generato dal suo aspetto,


I debiti mangiavano
Il suo conto in banca,
Per i soldi la cercavano,
Adesso ch'era stanca,


Soprattutto si pentiva
Di non avere figli,
E dentro sé sentiva
Tantissimi bisbigli:


- Forse era meglio avere
Una vita come gli altri,
E da te crescer vedere
Dei fanciulli onesti e scaltri. -


Ma adesso è troppo tardi,
I suoi giorni ha già vissuto,
Non ha il tempo mai riguardi,
Non disfà quanto ha intessuto,


La signora fuma ancora,
Presso il tavolo del bar,
Perché d'ora in altra ora,
Nulla d'altro ha più da far.

Sunday, July 15, 2007

Un guscio di vuoto

Un guscio di vuoto,
Non sono nient'altro,
Mi circonda un rumore,
Che tace,


In mari di dogmi
S'affonda il pensiero,
A distrarre un dolore
Vorace.


Ma quando la mente
A se stessa è presente,
Solo allora ti accorgi
Che è niente,


Solo un aggregato
Di cellule piene,
Che nascono e muoion
Sovente,


Che vuole restare,
E che vuole amare,
E che soprattutto
Vuol essere amato,


Che sente bisogni,
Che sfoga nei sogni,
Perché nella realtà
E' disperato.


Poi quando si avvera,
Quello che spera,
Capisce importante
Il percorso,


Che porta a un traguardo,
Che gioia dà poca,
E lesto si volge
A altro corso,


Ma anche quello delude,
Finché uno s'illude,
Che in questo mondo
Avrà qualche ristoro,


Ma è molto importante,
Tra tanti conflitti,
Se si viene sconfitti,
Mostrare decoro;


Poi fantasticare,
Fra le nubi volare,
Nere o bianche che siano,
Essere in pace,


Un guscio di vuoto,
Non mi sento nient'altro,
Mi circonda un silenzio
Vorace.

Friday, July 13, 2007

Un messaggio in bottiglia

Da una nave sempre più lontana
Cade silenziosa una bottiglia,
Poi il solitario vetro si allontana,
Perché la risacca se lo piglia,


Forse raggiungerà la vostra spiaggia,
Contiene arrotolata una poesia,
Ma intanto silenziosa viaggia,
Ancora l'acqua se la porta via,


Giunge da voi nella sua timidezza,
Portando qualche rima fatta in dono,
Ha già ricevuto una carezza,
Ché un foglio dentro dice chi io sono,


E com'è stato che in questo momento,
Il cuore leso e l'animo spezzato
Al più aspro limite mi sento,
E soprattutto non mi credo amato;


Non son che la metà di quel che ero,
Forse nemmeno questo mi è rimasto,
Ché una volta agivo ed ora spero,
E d'ogni sogno il mio futuro è guasto,


Mi sento brancolare nella notte,
Tra fioche stelle nella vòlta bruna,
Ed i pensieri son come mignotte,
Stringentimi alla luce della Luna,


Su una nave strana qui mi trovo,
Circondata è da miraggi ed illusioni,
Ma naviga tra crudo scoglio e rovo,
E toccandole distrugge le visioni,


Non è rimasto più nessuno scopo
Ad un viaggio ch'è ormai privo di senso,
Di cui è triste il prima e vuoto il dopo,
Ché non ha più né mèta né compenso,


Il cuor che rincuorato ancor s'accòra,
Per un émpito di gioia balzò in petto,
Ma solo per soffrire in altra ora,
D'una rabbia, d'un dolore o di dispetto,


Questa è l'esistenza un po' di tutti,
Accalcàti nella stessa imbarcazione,
Tra piccole delizie e grandi lutti,
Lo stesso porto è l'ultima stazione.


Cosa rimane della nostra vita ?
La specie, certamente, che va avanti,
Costruendo quella strada ch'è infinita,
Di cui siamo un tassello tutti quanti.

Sunday, July 01, 2007

Povero Abisso

Sul povero Abisso
Lo sguardo fisso
Tengo presente
Con fare assente,


E se mi guarda
Non mi riguarda,
Non c'è emozione,
Ma desolazione.


L'Ombra sostiene
Tutte le pene,
L'Inconscio cuoce
Ciò che mi nuoce,


Mali e sconfitte,
Atroci fitte,
Vuote battaglie
Come tenaglie


Aggrediscono l'Io,
Ma ci sono anch'io,
Che qualcosa vorrei
Dai sogni miei,


Ma son chimere,
Non cose vere,
E certo frattanto
Rimane il pianto,


Che scende piano,
O a tutto spiano,
Quando son solo
E mi coglie il duolo


Di tante speranze,
In vuote stanze,
Vani ricordi
Di tanti esordi


Finiti in nulla;
Già nella culla
Ridevo sognante
Di attese infrante,


Ed ero bambino,
Un cherubino,
Che ora è cresciuto,
Ed è dispiaciuto,


Ché il tempo scorre,
Mentre lui corre
Senza speranza
La vacua danza.